L’esperienza di Santa Chiara è da vivere, più che descrivere, perché è difficile solo a parole dare il giusto risalto a questi tre giorni di ritiro.
Santa Chiara è un forte difensivo della Val di Susa, posto a 1513 metri d’altezza: un luogo spartano, ma fornito di tutto l’essenziale e soprattutto immerso nel verde. I ragazzi del “Reba” ormai lo conoscono bene, perché è consuetudine ogni anno, nelle prime settimane di settembre, trascorrervi qualche giorno in compagnia della propria classe e dei formatori.
E’ l’occasione per iniziare insieme l’anno formativo con la revisione da parte degli studenti su cosa sia funzionato bene e cosa no l’anno precedente. Ci si confronta, partendo ciascuno dal proprio punto di vista, per imparare a comprendersi e a capire cosa poter offrire al gruppo classe. Ecco, gli “altri”: è proprio qui che i ragazzi si scoprono, mescolati per classi ed età, cercando di relazionarsi fra loro e con i formatori attraverso il gioco, ma anche la quotidianità del preparare la colazione o lavare i piatti della cena. E non manca Lui, il Signore Gesù, in brevi momenti di riflessione, durante la Santa Messa, nel tempo libero, nel panorama incontaminato offerto dalla natura del luogo.
A Santa Chiara le giornate trascorrono veloci, in amicizia, tra canti, passeggiate, corse a perdifiato e attività, fino alla sera, il momento più suggestivo, quando fuori il buio fascia i monti e dentro al salone animato da strilli, applausi, canti e scenette brillano ridenti gli occhi dei ragazzi. Poi il torrente di voci si smorza, l’agitazione si placa, sopraggiungono le prime tentazioni del sonno. E’ ora di ringraziare per le gioie, le fatiche e le conquiste della giornata. Ed è in questi attimi che i pensieri galoppano lontano, si dimenticano le cattiverie, i pesi del cuore, le paure, ci si commuove su se stessi e sul mondo, con un sorriso di speranza, una speranza che ammicca al nostro futuro.
Eleonora Robuschi